Giancarlo Voglino: conoscere il passato, capire il presente, costruire il futuro

Giancarlo Voglino: conoscere il passato, capire il presente, costruire il futuro

Agronomo ed enologo, Giancarlo Voglino è da sempre promotore di prodotti agroalimentari italiani, con un’attenzione particolare al mondo del vino. Dai primi passi presso il Consorzio per la tutela dell’Asti DOCG alla posizione di dirigente all’interno dell’Ufficio Nazionale per la Promozione dei Prodotti Agroalimentari dell’ICE, Voglino ha disegnato una carriera guidata dall’incessante impegno nel portare l’eccellenza enologica italiana sui mercati internazionali. 

È una storia di condivisione d’intenti e visione quella che lo unisce a Michele Chiarlo: insieme a lui e ad altre 18 tra le più prestigiose aziende vitivinicole italiane ha dato vita, nei primi anni 2000, all’Istituto Grandi Marchi, un’organizzazione dedicata alla promozione della cultura e della tradizione vinicola italiana che oggi si fa portavoce dell’identità e riconoscibilità del vino italiano nel mondo. 

Ho incontrato Michele tanti anni fa, quando ancora ero immerso nelle attività del Consorzio per la tutela dell’Asti DOCG. Conoscevo già il suo lavoro, e da subito ho avvertito una profonda stima per questo imprenditore dalla rara determinazione, che perseguiva un obiettivo non scontato per i tempi – la sfida di affermare i vini italiani nel mondo, in particolare quelli piemontesi e il Barbera, in un contesto di grande difficoltà. Erano anni in cui ancora non si era compresa la reale importanza della promozione del movimento vitivinicolo italiano attraverso la valorizzazione del territorio e della cooperazione; Michele, però, con la sua distintiva lungimiranza, aveva capito che il mondo del vino aveva bisogno di una scossa importante, e se ne stava facendo promotore. 

Michele proveniva da una famiglia di viticoltori, ma è stato lui a scrivere davvero la storia dell’azienda di famiglia, aprendo nuove strade per tutto il panorama enologico italiano. Per me era un immenso punto di riferimento: era dotato di una visione commerciale straordinaria e di un punto di vista mai scontato, attento e ponderato, lucido ed efficace; aveva sviluppato anzitempo un’attenzione e innata comprensione dell’importanza del posizionamento sul mercato che ha sempre guidato il suo lavoro – e ogni attività a cui si è dedicato nel suo lungo percorso nel vino italiano – verso il successo.  

I nostri rapporti sono iniziati con semplici incroci lavorativi, ma ben presto si sono trasformati in una solida amicizia, fondata su un reciproco rispetto e una condivisione profonda di intenti e visioni. Ci trovavamo d’accordo sulla necessità di lavorare sul posizionamento dei vini italiani all’estero, e spesso discutevamo sul miglior metodo per approcciare la sfida. Ogni confronto era per me un’occasione di imparare e mettermi in discussione: sapevo di poter contare sul punto di vista onesto e paziente di un uomo dalla grande perspicuità e lunga esperienza.  

Fu proprio da questa profonda stima e comunanza di ideali che nacque l’avventura dell’Istituto Grandi Marchi, nei primi anni 2000: insieme ad alcuni tra i più grandi protagonisti del settore, nomi scritti sulle pagine della storia del vino italiano, fu intrapreso questo progetto ambizioso per la promozione della cultura e della tradizione del vino italiano di qualità nel mondo, che ancora oggi seguo con passione. 

Per me, Michele non è stato solo un mentore nel campo professionale, ma anche un amico prezioso. Abbiamo passato molto tempo insieme, tra viaggi, fiere, e incontri. Con lui non c’era modo di annoiarsi: le nostre conversazioni spaziavano dall’analisi della situazione geopolitica a racconti di vita, dall’arte al vino, ovviamente. Era un maestro nell’arte della condivisione, sempre desideroso di coinvolgerti nelle sue esperienze – amava raccontare storie – e di ascoltare le tue. Non contemplava la superficialità: ogni stimolo andava preso in considerazione, ogni parere era un’opportunità di crescita. 

La sua contemporaneità era sorprendente. Michele sapeva leggere i tempi con una precisione straordinaria e aveva una capacità unica di adattarsi alle evoluzioni non solo del mercato, ma anche della cultura e della società. Per questo riusciva ad essere così concreto nella sua visione: conosceva il passato e capiva il presente, il che rendeva il suo sguardo al futuro quantomai brillante.  

Era un uomo di grande eleganza, carisma ed integrità; ma sapeva anche, sempre, intrattenere e lasciarsi andare. Uno dei ricordi più cari che conservo è legato al Simposio dei Masters of Wine di Firenze, evento  patrocinato nel 2014 Istituto Grandi Marchi. Alla fine della serata – un grandissimo successo – sorrido nel ricordare l’esplosione di un’improvvisata festa disco in cui Michele sorprese tutti con un grande talento anche nel ballo dance! 

Michele è stato una vera fortuna nella mia vita. Gli incontri con persone così straordinarie non sono affatto scontati; è stato molto più di un semplice collega o mentore – Michele è stato un compagno di pensiero e di viaggio, una guida sincera e affidabile in ogni sfida e decisione. Il suo straordinario senso del presente, unito a una fiducia incrollabile nel territorio e nelle sue potenzialità, ha significato molto per la mia comprensione del mondo del vino e non solo. La sua eredità di integrità, passione e apertura d’animo continuerà a ispirare me e coloro che hanno avuto il privilegio di incrociare il suo cammino.